L'Atleta di Fano
L’Atleta di Fano è una scultura bronzea inizialmente attribuita a Lisippo e successivamente assegnata a un allievo dello scultore sicioneo o a un’officina scultorea che si basava sui modelli scultorei del maestro. Ancor più della sua bellezza e della maestosità delle forme, la statua è celebre per i contenziosi tra la Repubblica Italiana e il Getty Museum circa quella che deve essere la sua sede. Al 2019, la disputa sembra vertere in favore dell’Italia. Ma qualora tornasse nel nostro paese, è giusto domandarsi come si potrebbe valorizzare al meglio quello che è un meraviglioso capolavoro dell’arte greca. Le strategie di marketing e di promozione culturale, impossibili da applicare senza un’adeguata conoscenza del perché un’opera come il “Lisippo” merita un adeguato processo di valorizzazione, possono e devono evitare che la statua di bronzo cada nell’oblio. Attraverso strumenti come lo storytelling, i social network e la creazione di strutture museali universali è possibile mettere l’Atleta di Fano a disposizione di un pubblico sempre più vasto. Obiettivo di questo processo, oltre a un ritorno economico adeguato per il museo, è la creazione di un legame tra il reperto, il territorio e il pubblico, volto all’identificazione e al riconoscimento della statua come parte integrante della cultura marchigiana e italiana.
Antonella Ambruosi ;xNLx;Laura De Mico;xNLx;Cristian Patacchino;xNLx;;xNLx;5F Anno scolastico 2022-2023;xNLx;Liceo Classico Augusto ;xNLx;;xNLx;Bibliografia e sitografia:;xNLx;;xNLx;https://www.lerma.it/erma_assets/BookStore/Preview/00001958-preview.pdf;xNLx;;xNLx;https://www.analisidellopera.it/atleta-di-fano-lisippo/;xNLx;;xNLx;https://www.marcheweekend.it/articoli/lisippo-statua-atleta-fano/;xNLx;;xNLx;https://www.artribune.com/dal-mondo/2021/07/possibile-ritorno-a-casa-dellatleta-di-fano-la-disfida-tra-italia-e-getty-museum-a-malibu/ ;xNLx;;xNLx;https://www.getty.edu/art/collection/objects/7792/unknown-maker-statue-of-a-victorious-youth-greek-300-100-bc/?artview=dor649997&dz=0.5000,0.7666,0.37#52cc159e143633e6168c43ac295e628496877e76 ;xNLx;;xNLx;https://plone.unige.ch/art-adr/cases-affaires/victorious-youth-2013-italy-v-j-paul-getty-museum;xNLx; ;xNLx;https://www.artcrimeresearch.org/2018/12/09/a-history-of-the-statue-of-the-victorious-youth-comparing-the-gettys-timeline-with-italys/ ;xNLx;;xNLx;
0330 BC-01-01 00:00:00
Possibile data di realizzazione
Nel corso del IV secolo a.C , in adempimento ad una commissione ricevuta dall’Italia, il massimo scultore dell’arte ellenistica, Lisippo, diede alla luce l’Atleta Vittorioso (anche detto Atleta che si incorona). Il nome deriva dalla postura espressa dalla statua che rappresenta un giovane atleta di dimensioni proporzionate alla realtà, con sguardo fiero e composto, con il braccio destro alzato e piegato tanto da consentire alle dita della mano destra di porsi all’altezza della fronte. È inoltre visibile se si guarda attentamente nel collo dell’Atleta una correzione che determina un lieve allungamento dello stesso ed è proprio questa specificità che consente di attribuire, con qualche certezza, la paternità dell’opera a Lisippo e non a un qualche suo allievo: solo il maestro avrebbe potuto compiere una modifica del genere.
1964-01-01 00:00:00
Ritrovamento al largo di Fano (?)
L'ipotesi più accreditata è che in antichità la statua sia naufragata nel medio Adriatico insieme alla nave che la stava trasportando dalla Grecia verso la penisola italiana, probabilmente puntava al porto di Ancona. Essa fu rinvenuta nell'estate del 1964 nel mare Adriatico al largo di Fano catturata dalle reti del peschereccio italiano "Ferruccio Ferri". Il suo equipaggio agli ordini del Comandante Romeo Pirani, svolgeva le consuete attività di pesca, ma all’alba di quel venerdi 14 agosto la rete si incagliò. La ciurma – composta dal Caprara, dal Ragaini, dal Ferri, dal Romagnoli, dal Rosato e dal Burasca – lavorò duro e riuscì prima a liberarla e, successivamente, a raccoglierla. Sul ponte della nave venne riversato un insolito pescato: un ammasso ordinato di incrostazioni ancorate sul bronzo di una statua priva di occhi e piedi.
1966-01-09 06:45:56
Processo
Quando le due imbarcazioni, i pescherecci “Ferruccio Ferri” e “Gigliola Ferri”, attraccarono al porto di Fano, in un primo momento la statua fu nascosta nel sottoscala dell’abitazione di Valentina Magi, l’armatrice della Ferruccio Ferri. Onde evitare di incorrere in denunce o soffiate alle autorità competenti, Pirrani e Ferri sotterrarono il Lisippo in un campo di cavoli a Carrara di Fano di proprietà di un loro amico, tale Dario Felici. Ad acquistarla, nel 1965, fu l’antiquario Pietro Barbetti, il quale nascose il Lisippo nell’abitazione di un prete di Gubbio, don Giovanni Nagni, il quale, onde evitare che fedeli,catechisti o parrocchiani in visita a casa sua potessero accorgersi della statua e denunciarla alle forze dell’ordine, la nascose nella sua vasca da bagno, coprendola con un lenzuolo. Nel mese di aprile 1965 pervenne alla caserma dei Carabinieri di Gubbio la notizia di un viaggio effettuato dal Barbetti in Germania per vendere una statua di valore. A queste denunce seguirono inutilmente attività di perquisizione domiciliare in danno dei presunti possessori. Le indagini in corso ad opera della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Perugia accusarono Pietro, Fabio e Giacomo Barbetti e il sacerdote don Giovanni Nagni del reato di ricettazione in relazione al reato ex art.67 della legge n. 1089 del 1939, che puniva l'indebito impossessamento delle "cose di antichità o d'arte" rinvenute fortuitamente: il procedimento instaurato si concluse, in una sua prima fase, con l'assoluzione di tutti gli imputati ad opera del tribunale di Perugia e con la successiva condanna ad opera della Corte di appello di Perugia, sull'impugnazione del Pubblico ministero, per i reati di ricettazione e favoreggiamento. Sull'impugnazione delle parti private, la Corte di cassazione annullò la sentenza con rinvio alla Corte di appello di Roma che, con sentenza dell'8 novembre 1970,definitivamente assolse gli imputati per assenza di prove del reato ex art.67 della legge n.1089 del 1939, reato presupposto dell'ipotesi di ricettazione; Secondo i giudici dell'appello capitolino difettavano le prove circa la materialità dei fatti (natura del reperto e luogo di rinvenimento).
1972-01-09 06:45:56
Avvistamento a Monaco di Baviera
Nel frattempo, nel periodo maggio-giugno 1965, la statua fu ceduta ad altra persona, verosimilmente di Milano e se ne persero momentaneamente le tracce; secondo le dichiarazioni in atti, la statua fu vista nel 1972 in Monaco di Baviera presso l'antiquario Heinz Herzer e nel 1973 i Carabinieri ebbero in Monaco diretta conferma della circostanza, ma non poterono né visionare la statua né acquisirne una immagine. Il reparto dei Carabinieri Tutela Patrimonio Artistico ed i militari il 24 novembre 1977 finalmente riuscirono ad acquisire una fotografia dell’opera, così come appariva al momento del ritrovamento (ricoperta da concrezioni), da tale Renato Merli, commerciante di Imola, che all’epoca del rinvenimento del bronzo si era interessato all’acquisto. Il Merli riferì ai militari di aver visto la scultura nell’estate del 1964 nell’abitazione di un pescatore di Fano e di aver saputo che in seguito il reperto era stato venduto ai fratelli Barbetti di Gubbio.
1974-01-09 06:45:56
Vendita ad Artemis
Il 6 dicembre 1977 l’Interpol comunicò che la vendita della statua del Lisippo era avvenuta a Londra da parte di un mercante d’arte, David Carritt e del barone belga Leou Lambert, in favore del museo americano Paul Getty. Il Carritt era direttore della società commercianti d’arte David CARRITT Ltd. con sede a Londra, filiale della società “Artemis S.A” del Lussemburgo. La società Artemis aveva acquistato la scultura nel 1974 da Heinz Herzer, antiquario di Monaco, il bronzo prima di essere portato al Museo Paul Getty di Malibù era rimasto a Londra dai primi del 1975 ai primi del 1977 e, successivamente, dato in prestito per breve tempo al Museo di Denver in Colorado. I legali della Artemis, interrogati dalle autorità diplomatiche italiane, affermarono di avere ottenuto una regolare licenza di esportazione del bronzo acquistato dal Getty Museum. Accertamenti esperiti confermarono che la Galleria Artemis aveva dunque testimoniato il falso: l’Ufficio Centrale per i Beni Ambientali, Architettonici, Archeologici, Artistici e Storici del Ministero per i Beni Culturali ed Ambientali non aveva rilasciato alcuna licenza di esportazione per quanto riguardava l’Atleta Vincitore.
1977-09-23 07:00:05
Acquisto da parte del Getty Museum
La statua rimase per un breve periodo al Museo delle Belle Arti di Boston,(Massachussetts), quindi trasferita al Museo di Denver (Colorado) e finalmente al Paul GettyMuseum di Malibù (California). Compito del Getty Museum era quello di richiedere informazioni certe circa il titolo di acquisto e la legalità dell’operazione, con due semplici richieste rivolte rispettivamente ai venditori Herzer e Artemis, con riferimento al titolo di acquisto ed alle Autorità italiane, per verificare l’esistenza di autorizzazioni per il trasferimento del bene all’estero e di eventuali diritti sull’opera da parte dello Stato. Al contrario, il museo ha preferito seguire una strada sicuramente meno obiettiva ed affidabile, rivolgendosi soltanto ai legali dei propri venditori, portatori dello specifico interesse speculativo dei loro clienti. Infatti, non poteva esistere alcun titolo originario di acquisto e nessuna autorizzazione, perché l’opera era stata esportata clandestinamente dall’Italia e venduta illegalmente dai Barbetti ad Herzer/ Artemis. A riprova di questo dato, torna utile la testimonianza di Thomas Hoving, all’epoca direttore del Metropolitan Museum di NewYork, che nel corso delle trattative tra Herzer e i rappresentanti del Getty Museum, aveva avvisato quest’ultimi circa le perplessità che nutriva circa la legittimità del titolo di provenienza del bene. Il Getty Museum era dunque consapevole dell’illecita provenienza del bronzo, ma procedette comunque all’acquisto della statua (pagando ben $3,900,000), costringendo Hoving a rinunciare alla trattativa per non incorrere in guai legali. Il Getty, in sintesi, era al corrente dell’illegalità dell’acquisto e con ogni probabilità sapeva bene che la documentazione presentatagli era falsa. Del resto, anche il Los Angeles Times nel 2005 pubblicò un’inchiesta in cui accusava il Getty Museum di rimpolpare le proprie collezioni grazie all’aiuto di ricettatori e tombaroli.
1978-09-23 07:00:05
Prima esposizione al J. Paul Getty Museum
1989-11-16 14:58:28
Invito alla restituzione dell'Atleta di Fano da parte del Ministero della cultura
E’ nel luglio del 1989 che un piccolo pezzo di concrezione marina fece di nuovo increspare le acque. Fu lo storico Alberto Berardi a mettere le mani sul minuto reperto che più tardi si scoprirà frammento staccatosi dal polpaccio dell’ Atleta di Fano durante l’operazione di dissotterramento dal campo di cavoli. La concrezione era stata regalata a Elio Celesti, professionista e politico di Fano, che ignaro della provenienza la utilizzò come fermacarte per qualche tempo poi, quando questa venne lui a noia, la ripose in un vecchio armadio. Su segnalazione del Berardi, lo strano oggetto venne ritrovato e consegnato alla Procura della Repubblica di Pesaro che, nella persona del procuratore Savoldelli Pedrocchi, aprì un inchiesta e affidò la questione al Nucleo Patrimonio Artistico di Roma. Il risultato fu sconvolgente. La concrezione risultava essere stata a contatto con la lega metallica di rame-stagno del Lisippo e addirittura, a seguito della datazione e del luogo di ritrovamento, si sostenne che la nave del naufragio fosse la stessa dei Bronzi di Riace. Anche per tale ragione il Ministero italiano della cultura ha avanzato la richiesta di restituzione immediata dell’opera contesa.
2007-11-16 14:58:28
Richesta di confisca per violazione delle norme doganali e contrabbando
Nel 2007 il PM della Procura della Repubblica di Pesaro, Silvia Cecchi, chiese la confisca dell’ Atleta di Fano per violazione delle norme doganali e contrabbando.
2009-06-18 09:34:58
Il Lisippo di Fano viene dichiarato "patrimonio indisponibile dello Stato"
Poco più tardi, vale a dire nel giugno del 2009, il magistrato Lorena Mussoni con sentenza dichiarò il Lisippo di Fano quale “patrimonio indisponibile dello Stato” e l’anno seguente ribadì l’ordine di “confisca della statua denominata l’Atleta Vittorioso attribuita allo scultore greco Lisippo, attualmente custodita al Getty Museum di Malibu e in qualunque posto essa si trovi”.
2010-06-18 09:34:58
Disposto il sequestro della statua da parte del Giudice delle indagini preliminari
2011-03-18 09:34:58
La Corte di Cassazione rinvia la causa al Tribunale di Pesaro
2012-03-18 09:34:58
Diatribe giuridiche
Il 3 maggio 2012 Maurizio Di Palma, giudice preliminare al Tribunale di Pesaro, conferma ancora una volta l'ordine di confisca del 2010 e che la statua sia stata esportata illegalmente dall'Italia. La sua sentenza ha rimesso la risoluzione del caso alla Corte Suprema italiana per quella che avrebbe dovuto essere la sentenza finale della Corte Suprema. Diversi anni dopo l'appello iniziale, la Corte di cassazione ha ritenuto nel febbraio 2014 che il rifiuto del tribunale di Pesaro di aprire il procedimento alla stampa e al pubblico potrebbe aver violato la Costituzione italiana e ha trasferito il ricorso alla Corte costituzionale. Nel febbraio 2014 la massima corte d'Italia ha scelto di non emettere alcuna sentenza che confermi o respinga la sentenza della corte inferiore secondo cui la "Gioventù vittoriosa" sarebbe stata illegalmente esportata dall'Italia e, come tale, sarebbe al momento soggetta a sequestro. Invece la Prima Sezione Penale della Corte Suprema d'Italia ha scelto di trasferire il caso alla Terza Sezione Penale della Corte Suprema se era prevista una nuova udienza per stabilire se dovesse essere confermata o meno l'ordinanza di confisca emessa dal Tribunale di Pesaro il 3 maggio 2012. Nell'aprile 2015, la Corte costituzionale italiana ha concluso che il Getty era stato privato del suo diritto a un'udienza pubblica, e la questione è stata rinviata alla Corte di cassazione, che, a sua volta, ha rinviato il caso al tribunale di Pesaro per il riesame. Stroncando la decisione presa dal Tribunale di Pesaro il 5 maggio 2012, la Terza Sezione Penale della Corte Suprema il 4 giugno 2014 ha rinviato la causa al Tribunale di Pesaro per un nuovo procedimento di opposizione, accogliendo la richiesta di Getty di essere sentito in pubblica udienza.
2018-03-18 09:34:58
Opposizione del Getty Museum all' ordinanza di confisca della statua
Come da copione il Getty Museum fece ricorso, ma l’8 giugno 2018 l’opposizione venne rigettata come, del resto, venne respinto il successivo ricorso in cassazione. L’ultima parola della giustizia italiana fu che il Lisippo deve ritornare in Italia e la Procura della Repubblica di Pesaro si attivò prontamente per la rogatoria internazionale. Se da un lato la giustizia italiana si è già espressa e l’amministrazione fanese si sta adoperando per trovare degna dimora al suo più illustre cittadino di bronzo, dall’altro il Getty Museum, pur di non perdere un pezzo unico quale il Lisippo, in un comunicato stampa datato 3 dicembre 2018 ha dichiarato che “qualsiasi ordine di confisca è contrario al diritto americano e internazionale” e che potrebbe inoltre far ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.