Il biennio rosso e l'ascesa del fascismo
Per l’Italia, la fine della prima guerra mondiale non è affatto una vittoria, né una tregua per gli animi che compongono la nazione. La crisi economica, la totale instabilità e insicurezza politica, le rivendicazioni sociali, territoriali e politiche la fanno da teatro di uno scenario che nel giro di pochi anni sarà da motore per i nuovi modelli dittatoriali che si instaureranno in Europa.
Timeline realizzata da Aurora Maranca, Diego Tana, Niccolò Colleluori, Cristiano Clamoroso, Giorgia Costantini e Marialucia Fabrizi del primo anno della facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università degli studi di Teramo
1919-01-16 00:00:00
Il biennio rosso
Il biennio rosso in Italia è il periodo della storia d'Italia compreso fra il 1919 e il 1920, caratterizzato da una serie di lotte operaie e contadine che ebbero il loro culmine e la loro conclusione con l'occupazione delle fabbriche nel settembre 1920.Questa definizione riassume il modo con cui nel dopoguerra i “rossi” vedevano quel periodo: da una parte esasperati dagli enormi sacrifici fatti dal paese negli anni della guerra, dall’altra perché entusiasmati dall’esempio del bolscevismo russo. Le cause principali dello scoppio del biennio furono principalmente dovute ai 1000 problemi scaturiti dalla vittoria della guerra. Il biennio rosso in Italia è il periodo della storia d'Italia compreso fra il 1919 e il 1920, caratterizzato da una serie di lotte operaie e contadine che ebbero il loro culmine e la loro conclusione con l'occupazione delle fabbriche nel settembre 1920.Questa definizione riassume il modo con cui nel dopoguerra i “rossi” vedevano quel periodo: da una parte esasperati dagli enormi sacrifici fatti dal paese negli anni della guerra, dall’altra perché entusiasmati dall’esempio del bolscevismo russo.
1919-01-18 00:00:00
Nascita del PPI - Partito Popolare Italiano
Naque il Partito Popolare Italiano, un partito che riunì per la prima volta cattolici italiani, grazie all'abolizione del non expedit da parte di Benedetto XV. Il Partito mirò a favorire l'apertura della Chiesa al mondo moderno e alla partecipazione delle masse cattoliche alla vita politica della Nazione, grazie all'impegno del sacerdote don Luigi Sturzo.
1919-01-18 00:00:00
Trattative di Pace
L'Italia vede notevolmente scombussolati gli equilibri sociali, politici ed economici, alla fine della Prima Guerra Mondiale, pur figurando tra i vincitori e sedendo dunque al tavolo delle trattative di Pace che si aprirono a Parigi il 18 gennaio del 1919.
1919-06-11 17:34:06
Disordini agricoli
Una grande influenza la ebbero gli scioperi agrari, ove l’epicentro fu nella zona centrale dove i socialisti avevano ottenuto i maggiori successi. Queste venivano denominate “zone rosse” che sotto la guida dei socialisti, i lavoratori terrieri costrinsero proprietari ed imprenditori agrari a concedere grandi miglioramenti salariali e contrattuali; non di rado, le leghe contadine imponevano l’assunzione di un certo numero di lavoratori ai proprietari. Un’altra zona molto attiva fu quella pugliese, ma ebbero anche molto spicco le insurrezioni nella bassa Padana, in cui ebbero un grande ruolo movimenti legati alla sinistra cattolica, che i conservatori chiamavano con disprezzo “bolscevismo bianco”. Gli agrari organizzarono attorno ai propri interessi un vero e proprio fronte ostile; in quegli anni nascono anche le squadre d’azione formate da giovani antisocialisti, da agrari e piccoli borghesi e mercenari il cui scopo era prevalentemente creare scompiglio e gran parte dei crimini da loro fatti rimase impunito anche dopo la fine del biennio rosso.
1919-06-26 00:00:00
Crisi sociale
Dal punto di vista sociale, oltre alla reclamazione dei diritti conquistati da parte delle retrovie, -protagoniste delle quali sono soprattutto le donne-, mobilitate per il mantenimento sia del fronte di guerra sia del Paese stesso, si sovrappone la problematica del riadattamento dei sopravvissuti di guerra nella società e nel mondo del lavoro. Il dopoguerra sarà caratterizzato dal reducismo, il quale fu fenomeno psicologico e sociale centrale: a destra, come a sinistra, l'esperienza bellica aveva infatti abituato all'azione violenta e alla logica militare.
1919-06-26 00:00:00
Crisi politica
Anche la situazione politica italiana subì degli sconvolgimenti alla fine della Grande Guerra
1919-06-28 00:00:00
Trattato di Versailles
Le delegazioni riunite a Versailles
1919-06-28 00:00:00
Crisi economica
A livello economico, dati gli ingenti costi che comportò la Prima Guerra Mondiale, esplose un enorme debito pubblico, al quale si pose rimedio con un l'inflazione della moneta che implicò il crollo dei salari e il carovita. Le industrie, così come il mondo agricolo furono quindi interessati da un'enorme crisi. La Rivoluzione d’Ottobre, dal canto suo, aveva acceso nuove speranze, i cui slogan inneggiavano alla rivoluzione e alla lotta di classe. Rovesciare le classi dominanti e conquistare il potere da parte di operai e contadini appariva ora possibile.
1919-09-12 00:00:00
Questione Fiumana
D'Annunzio e la Carta del Carnaro
1919-09-12 00:00:00
Vittoria Mutilata
Le mancate concessioni concordate nel Patto segreto di Londra del 26 aprile dell'anno 1915, alimetarono la frustrazione e la rabbia dell'opinione pubblica. L’Italia trovò un ostacolo insormontabile nel presidente americano Wilson, deciso a difendere il principio di nazionalità, in virtù del quale gli Slavi dovevano riunirsi sotto un unico stato: perciò egli non volle riconoscere l’annessione all’Italia della Dalmazia, dove la popolazione era quasi tutta slava. Sarà Gabriele D'Annunzio, pubblicando sulle colonne del Corriere della Sera dell'Ottobre del 1918, a coniare l'espressione di ''Vittoria Mutilata'', le cui membra mutilate del territorio nazionale italiano saranno incarnate fisicamente dalla città di Fiume e proprio dalla regione della Dalmazia.
1920-03-01 17:34:06
Disordini industriali
Nel periodo successivo, tra il 1919 e il 1920, la classe operaia esplose con scioperi, dimostrazioni ed agitazioni a livelli impressionanti nelle fabbriche italiane, contro il taglio degli stipendi e le serrate. Tra le cause di questa ondata di scioperi ci furono la crisi economica conseguente alla guerra appena terminata, ma ebbe un ruolo importante anche il mito della rivoluzione russa e il sogno di fare come in Russia. Agli scioperi causati dalle difficoltà economiche e volti a ottenere migliori condizioni di lavoro e salari più alti, si aggiunsero manifestazioni di contenuto dichiaratamente politico. Così i due motivi, le richieste economiche e la pressione rivoluzionaria, finirono col mescolarsi e confondersi.
1920-03-22 00:00:00
Sciopero delle lancette
Lo sciopero delle lancette di Torino rimanda ad una agitazione operaia scoppiata nelle città sabauda nel 1920. Pretesto della rivolta, scoppiata a Torino nella primavera del 1920, fu appunto la decisione del governo di introdurre l’ora legale nella metà di marzo. Nonostante il fatto non fosse del tutto nuovo ma si trattasse di una misura già applicata durante la prima guerra mondiale con lo scopo di risparmiare energia, il passaggio fu visto dagli operai come un provvedimento a solo favore degli industriali. Un’arma di vessazione da parte della borghesia, che li costringeva così a recarsi a lavoro col buio anche durante i mesi più caldi. Così il 22 marzo il consiglio di fabbrica dei lavoratori della FIAT decide autonomamente di spostare indietro le lancette dell’orologio nella sede di lavoro. L’azienda reagì duramente e cercò di stroncare il focolaio sul nascere. Così decise di licenziare tre operai della commissione interna. L’effetto non fu quello sperato. Nel giro di pochi giorni il conflitto si sposta sul riconoscimento dei Consigli d’Azienda. Lo sciopero raggiunge un larghissimo consenso tra i lavoratori, coinvolgendo prima le altre fabbriche di Torino, poi del Piemonte, arrivando fino all’adesione dei braccianti. La risposta fu ancora più dura: serrata delle fabbriche e occupazione militare. Settimane di tumulti che portarono il 13 aprile alla proclamazione dello sciopero generale. Il giorno seguente, lo sciopero, coinvolgeva tutta la regione. La paura che a tirare le fila dei rivoltosi fosse il movimento anarchico spinge la Confederazione dei lavoratori a negare l’appoggio ai manifestanti. Il partito socialista prese le distanze, decretando di fatto la fine delle contese e spingendo la Fiom a firmare il 24 aprile un accordo che delegittima le commissioni interne. Si conclude così lo sciopero delle lancette di Torino, con 9 morti tra manifestanti ed agenti e un passo indietro per i diritti dei lavoratori.
1920-11-21 17:34:06
Lo squadrismo
Lo squadrismo fu un fenomeno politico-sociale verificatosi in Italia a partire dal 1919 che consistette nell'uso di squadre d'azione paramilitari armate che avevano lo scopo d’intimidire e reprimere violentemente gli avversari politici, specialmente quelli appartenenti al movimento operaio; fu in breve tempo assorbito dal fascismo che lo usò come strumento della propria affermazione. I reduci della prima grande guerra andarono a formare, insieme ai futuristi ed al Fascio di Difesa Nazionale, squadre organizzate che si attivarono in modo fattivo per combattere contro i socialisti, i quali in quel momento si trovavano in forte ascesa. In particolare si trattava di soldati lasciati allo sbando senza lavoro ed appartenenti alle unità di élite, cui lo Stato non concedeva alcun riconoscimento particolare per il ruolo ricoperto in guerra al momento del ritorno alla vita civile. Furono soprattutto Arditi, ufficiali e sottufficiali dell'Esercito a divenire i più forti sostenitori di ciò che andavano sostenendo Mussolini e D'Annunzio, trovando in questi due i capi naturali e il riferimento ideale per incanalare la loro lotta in una direzione politica precisa e, per loro, appagante. Le azioni squadriste - di norma caratterizzate da violenze contro persone e cose (e talvolta anche da caratteri di mera goliardia) avevano lo scopo, di impedire la realizzazione in Italia di una rivoluzione di ispirazione bolscevica e di rispondere alle crescenti rivendicazioni sociali degli operai e dei braccianti: gli squadristi cercarono di giustificare ideologicamente la loro attività presentandola come una risposta alle violente azioni e al clima di agitazione politica socialista e anarchica, che culminò con il biennio rosso, nonché come un'affermazione di quei valori nazionalisti che (secondo gli squadristi) erano stati offesi dal socialismo; tale giustificazione ideologica valse a nascondere, soprattutto agli occhi degli attivisti più giovani, il reale carattere di classe delle azioni squadriste, ammantandole di illusorie motivazioni morali. Furono le province neo-redente quelle in cui vennero realizzate le prime squadre d'azione agrarie. La prima di queste venne infatti formata a Trieste il 20 maggio 1920 e furono queste squadre delle città provinciali e di campagna quelle grazie alle quali il fascismo irruppe, a partire dalla fine del 1920, in tutta la Valle Padana ed oltre. Le azioni squadriste contro i socialisti, soprattutto nelle campagne, attirarono l'interesse dei piccoli proprietari terrieri e dei latifondisti che, non essendo riusciti a costituire una propria organizzazione politica, finanziarono quella dei Fasci Italiani di Combattimento. Non di rado gli stessi figli dei proprietari terrieri e dei mezzadri militarono attivamente nelle squadre d'azione. Lo sviluppo del fenomeno squadrista nelle campagne diventa vigoroso quando, impostosi come valida risposta alla sinistra agli occhi dei proprietari terrieri, questi cominciarono a finanziare generosamente le squadre fasciste, addirittura con forme di vera e propria autotassazione interna tra gli agrari maggiormente preoccupati dallo sviluppo delle leghe contadine e bracciantili rosse. Per quel che riguarda lo squadrismo urbano invece, I primi atti squadristici avvennero inizialmente a Milano nel 1919, ma anche a Mantova, Brescia e Padova. A parte il caso della Venezia Giulia, dove era forte la presenza dei legionari fiumani, nei primi tempi lo squadrismo rimase collocato in un ambito ristretto, rimanendo appannaggio principalmente di futuristi, sindacalisti rivoluzionari e reduci di esercito e corpi speciali in congedo; ma non mancavano elementi di ogni classe sociale tra i quali predominavano gli studenti universitari. Il primo nucleo di squadristi fu composto da circa 200 uomini, tutti sindacalisti rivoluzionari ed Arditi, che sostanzialmente costituirono la guardia personale di Mussolini.
1921-03-23 00:00:00
I fasci di combattimento
Il 23 marzo fu creato l’antipartito, sorsero i Fasci di Combattimento, che successivamente nel 10 novembre 1921 si trasformerà in Partito Nazionale Fascista. Questi faranno fronte contro due pericoli: quello misoneista di destra e quello distruttivo di sinistra. Fu fissato un programma di pochi punti, ma precisi e radicali”, così si lesse il 9 marzo sul giornale ‘’Il Popolo D’Italia’’, che Mussolini dirige dalla sua fondazione. Il futuro capo del Fascismo prese la parola nel corso della mattinata nel salone del Circolo dell’Alleanza industriale e commerciale, in piazza San Sepolcro, a Milano e illustrò alcune linee programmatiche del movimento, sottolineando, in particolare, la volontà dei Fasci di opporsi a ogni forma di dittatura e indicando il nemico del movimento: il partito socialista. Più tardi, nel mese di giugno, viene reso noto il programma dei Fasci di Combattimento.
1921-11-10 00:00:00
Partito Nazional Fascista
Come abbiamo visto precedentemente il partito nazional fascista nasce nel 10 novembre 1921 Inizialmente a carattere rivoluzionario e con vocazione antipartitica, il movimento fascista aveva da tempo cominciato a mutare pelle con l’immissione di elementi che guardavano a esso come a uno strumento utilizzabile in chiave antisocialista e antipopolare. Da fenomeno prevalentemente «urbano» il fascismo era diventato un fenomeno «rurale» e si era rapidamente espanso sull’intero territorio nazionale, caratterizzandosi, attraverso lo «squadrismo», come una forza che raccoglieva ormai anche settori della piccola e media borghesia intellettuale e impiegatizia. Lo stesso Mussolini affermò che il PARTITO NAZIONAL FASCISTA doveva diventare centro propulsore di larghi settori della vita nazionale: di qui una serie di provvedimenti come l’adozione di regolamenti rigidi per le organizzazioni (giovanili, femminili, scolastiche, di lavoratori ecc.). Lo scioglimento del P.N. F fu deliberato dal governo presieduto dal maresciallo Badoglio il 27 luglio 1943.
1922-10-24 03:39:25
La Marcia su Roma
“O ci daranno il governo o lo prenderemo calando a Roma”. Queste furono le parole con le quali, durante il congresso fascista di Napoli, il 24 ottobre 1922, Benito Mussolini, capo del PNF ufficializzò la Marcia su Roma. Dopo mesi di violenze squadriste e l’alternarsi di governi deboli , decine di migliaia di fascisti, raggiunsero la capitale nella notte fra il 27 e il 28 ottobre dando vita ad una concatenazione di eventi che portarono il re Vittorio Emanuele III a dare incarico a Mussolini di guidare il nuovo governo con il quale iniziò il ventennio fascista.
1922-11-16 00:10:22
Il ''discorso del bivacco''
In seguito all’avanzata dei fascisti a Roma, il governo proclamò lo stato d’assedio nella capitale, ma il re Vittorio Emanuele III si rifiutò di firmare il decreto, allora Luigi Facta, presidente del Consiglio, si dimise: il Paese era senza governo. Il re propose a Mussolini un ministero con Salandra. Il duce, ormai forte della debolezza dimostrata dal re, rifiutò chiedendo per contro un governo esclusivamente fascista. Mentre le camicie nere entravano nella capitale, Mussolini fu convocato dal re. Giunse a Roma il 30 ottobre e il sovrano gli conferì ufficialmente l’incarico di formare un nuovo governo di coalizione. In seguito all’avanzata dei fascisti a Roma, il governo proclamò lo stato d’assedio nella capitale, ma il re Vittorio Emanuele III si rifiutò di firmare il decreto, allora Luigi Facta, si dimise: il Paese era senza governo. Il re propose a Mussolini un ministero con Salandra. Il duce, ormai forte della debolezza dimostrata dal re, rifiutò chiedendo per contro un governo esclusivamente fascista. Mentre le camicie nere entravano nella Capitale, Mussolini fu convocato dal re. Giungerà a Roma il 30 ottobre e il sovrano gli conferirà ufficialmente l’incarico di formare un nuovo governo di coalizione. In seguito all’avanzata dei fascisti a Roma, il governo proclamò lo stato d’assedio nella capitale, ma il re Vittorio Emanuele III si rifiutò di firmare il decreto, allora Luigi Facta, si dimise: il Paese era senza governo. Il re propose a Mussolini un ministero con Salandra. Il duce, ormai forte della debolezza dimostrata dal re, rifiutò chiedendo per contro un governo esclusivamente fascista. Mentre le camicie nere entravano nella Capitale, Mussolini fu convocato dal re. Giungerà a Roma il 30 ottobre e il sovrano gli conferirà ufficialmente l’incarico di formare un nuovo governo di coalizione. Durante il suo discorso di insediamento davanti alla Camera dei deputati (il 16 novembre) si presenterà con l’ormai famoso discorso del bivacco: “Avrei potuto fare di quest’aula sorda e grigia un bivacco di manipoli. Potevo sprangare il Parlamento e costituire un Governo esclusivamente di fascisti. Potevo: ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto“. Il fascismo era cominciato. Durante il suo discorso di insediamento davanti alla Camera dei deputati (il 16 novembre) si presenterà con l’ormai famoso discorso del bivacco: “Avrei potuto fare di quest’aula sorda e grigia un bivacco di manipoli. Potevo sprangare il Parlamento e costituire un Governo esclusivamente di fascisti. Potevo: ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto“. Il fascismo era cominciato. Durante il suo discorso di insediamento davanti alla Camera dei deputati (il 16 novembre) si presenterà con l’ormai famoso discorso del bivacco: “Avrei potuto fare di quest’aula sorda e grigia un bivacco di manipoli. Potevo sprangare il Parlamento e costituire un Governo esclusivamente di fascisti. Potevo: ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto“. Il fascismo era cominciato. Durante il suo discorso di insediamento davanti alla Camera dei Deputati si presenterà con il famoso discorso del bivacco: ''Avrei potuto fare di quest'aula sorda e grigia un bivacco di manipoli. Potevo sprangare il Parlamento e costituire un Governo esclusivamente di fascisti. Potevo: ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto.'' Il fascismo era cominciato.
1923-01-12 00:00:00
Istituzione del MVSN
La Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (MVSN), anche chiamate “camicie nere”, è una pietra miliare del regime, che istituzionalizza la Rivoluzione Fascista. Su proposta del generale De Bono, fu approvata durante la riunione del Gran Consiglio del Fascismo, 12 gennaio 1923. Suo compito simbolico era quello di mantenere vivo l’impeto che accese gli squadristi della prima ora e alimentare i principi della rivoluzione d’ottobre.
1923-01-12 00:00:00
Il Gran Consiglio del Fascismo
Primo processo di sovrapposizione e di concentramento dei poteri statali nel partito, il Gran Consiglio del Fascismo venne per la prima volta ufficiosamente riunito il 15 dicembre 1922 presso l’appartamento di Benito Mussolini nel Grand Hotel di Roma. Solo successivamente, il 12 gennaio del 1923, attraverso il “Popolo d’Italia” - un altro potente mezzo e sintomo della sovrapposizione stato-partito in corso -, il Duce convocò la prima seduta ufficiale del nuovo organo.
1923-04-27 00:00:00
La riforma scolastica
Viene introdotto la riforma promossa da Gentile che intendeva ridare una fondazione in senso idealistico della pedagogia, negandone i nessi con la psicologia e con l'etica: nel suo pensiero l'educazione doveva essere intesa come un divenire dello spirito stesso, il quale realizzava così la propria autonomia.
1923-07-21 20:38:38
La nuova legge elettorale
Su proposta del sottosegretario alla presidenza del consiglio Giacomo Acerbo, il 21 luglio del 1923, viene approvata una nuova legge elettorale che modifica il sistema proporzionale in vigore integrandolo con un premio di maggioranza a beneficio del partito che avesse superato il quorum del 25% dei voti, attribuendogli i 2/3 dei seggi.
1924-04-06 13:16:02
Le elezioni del 1924
In virtù della Legge Acerbo e in un clima di diffuse violenze e intimidazioni da parte delle camicie nere a danno delle opposizioni e della loro libertà di propaganda, alle votazioni del 6 aprile 1924, le "Liste Nazionali" presiedute dai Fascisti e popolate da un folto schieramento che va dai liberali ad esponenti cattolici, ottengono il 66% dei voti totali. Il "listone" proposto da Mussolini si aggiudicò 374 deputati, la maggioranza assoluta, mentre la sinistra, per giunta presentandosi separata, decretò la sua fine.
1924-06-10 19:36:05
Il Delitto Matteotti
Il 30 maggio del 1924 vennero denunciate in Parlamento, dal deputato dei socialisti unitari Giacomo Matteotti, gli imbrogli e le intimidazioni messe in atto dai fascisti durante le elezioni del 6 aprile. In un discorso avvincente, fece i nomi e diede il dettaglio dei fatti più incresciosi accaduti in quelle ore. Matteotti terminò il proprio intervento dicendo che quelle elezioni non potevano essere ritenute valide.
1924-06-26 07:49:27
La Secessione dell'Aventino
Il 26 giugno 1924 circa 130 deputati d'opposizione (popolari del PPI, socialisti del PSU e del PSI, comunisti del PCd'I e liberaldemocratici) si riunirono nella sala della Lupa di Montecitorio, oggi nota anche come sala dell'Aventino, decidendo comunemente di abbandonare i lavori parlamentari finché il governo non avesse chiarito la propria posizione a proposito della scomparsa di Giacomo Matteotti, confidando nella protesta pacifica, nella volontà di non spargere ulteriore sangue, che il Governo Mussolini, isolato, cadesse. La mossa dell'opposizione, esclusivamente morale nei confronti dell'opinione pubblica, in realtà produsse un acceleramento dell'esclusione degli organi parlamentari dalle decisioni del Governo.
1925-01-03 14:52:48
La responsabilità del delitto Matteotti
Con l'aiuto di Ivanoe Bonomi, che aveva libero accesso al Quirinale, vennero presentati due memoriali in visione a Re Vittorio Emanuele III, forniti dal gran maestro del Grande Oriente d'Italia Domizio Torrigiani, per convincerlo a licenziare Mussolini e formare un governo militare di transizione. Il Re decise di non intervenire, bensì spinse Mussolini a pronunciare il Discorso del 3 gennaio 1925. In esso il capo del fascismo si assunse la responsabilità politica, morale e storica dei fatti: ricordando l'articolo 47 dello Statuto della Camera, che prevedeva la possibilità d'accusa per i Ministri del Re da parte dei deputati, Mussolini chiese formalmente al Parlamento un atto d'accusa nei suoi confronti.
1925-12-24 00:00:00
DAL "PRESIDENTE DEL CONSIGLIO" AL "CAPO DEL GOVERNO"
L'adozione delle leggi segui il periodo di maggiore crisi nella fase iniziale del governo mussolini(uccisione Giacomo Matteotti e secessione dell'aventino dell'opposizione parlamentare).Si comincio con la legge n.2263 del 24 dicembre 1925 definiva le attribuzioni del presidente del consiglio dei ministri il cui nome mutava in CAPO DEL GOVERNO PRIMO MINISTRO SEGRETARIO DI STATO e la cui posizione gerarchica,da formalmente equiordinata a quella degli altri ministri,diveniva formalmente sovraordinata,stabilendo una responsabilita dello stesso nei confronti del capo dello stato e una responsabilita di ciascun membro o ausiliario del governo
1926-01-20 00:00:00
LA LEGGE SULLA STAMPA
Il 20 gennaio 1926 entra in vigore la legge sulla stampa,la quale disponeva che i giornali potevano essere diretti,scritti e stampati solo se avevano un direttore responsabile riconosciuto dal procuratore generale presso la corte di appello della giurisdizione dove era stampato il periodico
1926-01-31 00:00:00
POTERE ESECUTIVO
La successiva legge n.100 del 31 gennaio 1926,dette facolta al potere esecutivo di emanare norme giuridiche,tramite decreti legge immediatamente esecutivi,senza efficaci garanzie di intervento da parte delle assemblee legislative
1926-04-03 00:00:00
L'ABOLIZIONE DEL DIRITTO DI SCIOPERO
La legge n.563 del 3 aprile 1926 proibi lo sciopero e stabili che soltanto i sindacati "legalmente conosciuti",quelli fascisti potevano stipulare contratti collettivi